sabato 29 marzo 2008

Un post politico

Su internet ci sono due test per scoprire il proprio orientamento politico in vista delle prossime elezioni. Qui e qui.
Ho fatto il primo ed è uscito questo




che, insomma, mi centra bene tra le braccia di walter.
Poi ho fatto pure il secondo. Ed è uscito questo.

che mi ha fatto scoprire varie cose. Tra cui un'inapettata vicinanza con l'italia dei valori, partito che non sarebbe neanche male, se solo non candidasse elementi di caratura politica e morale francamente discutibile. Chessò, un de gregorio. L'altra cosa scoperta, e non di poco conto, è l'esistenza ddel partito per il bene comune.
C'è pure un terzo test. Che è quello definitivo, in assoluto, e batte tutti gli altri per chiarezza, semplicità e precisione. Questo qui.
Il post politico si conclude con due video dei principali partiti candidati alle prossime elezioni, esempi significativi di una campagna elettorale mai così accesa, dibattuta e ricca di argomenti di discussione.







Che, in italia, la politica non è mica una cosa seria.

Arianna

Nella mia breve, incostante e, soprattutto, inutile esperienza in una palestra di firenze ho avuto il piacere di incontrare un'allenatrice che fondamentalmente mi odiava. Tutto nacque quando le feci notare che forse avrebbe potuto rivolgersi con un po' più di gentilezza ad un bambino per dirgli di smettere di giocare con la palla nell'atrio della palestra piuttosto che abbaiargli qualcosa come "ehi tu, smetti subito di giocare con quella palla, se no non la rivedi più". Da quel momento, la suddetta allenatrice si trasformò in una cascata di acidità nei miei confronti. Come lo yogurt non soltanto scaduto (pare essere più buono lo yogurt scaduto), ma scaduto da tre settimane.
Ecco, un po' lo stesso sentimento di ammirazione e stima nei miei confronti deve provarlo la responsabile erasmus dell'università parigi uno, da quando, appena arrivato, cercava in tutti i modi di farmi aggiungere esami al mio programma di studi e io non volevo saperne. Anche perché erano esami che o avevo già fatto in italia o non mi avrebbero mai convalidato. Alla fine, preso per sfinimento e per evitare che mi mandasse più mail dello spam sul viagra, sono stato costretto a dargliela vinta. E nel mio programma di studi compaiono due corsi di lingua francese -uno per semestre- e un corso di storia del diritto. Compaiono, perché in realtà la mia frequenza ai suddetti corsi è piuttosto altalenante. Alla prima lezione del corso di storia del diritto ci sono pure stato. Il professore si è messo a spiegare l'etimologia della parola mesopotamia, ha spiegato come si scrivono tigri e eufrate, poi abbiamo attaccato con la geografia della grecia e ho capito che non era roba per me. Mentre mentalmente cercavo di recuperare la lezione di prima liceo in cui avevamo affrontato gli stessi argomenti, mi sono guardato attorno: corso del primo anno, tutti diciottenni, metà a prendere appunti con aria tra l'esaurito e il concentrato, metà a dormire. Qui i corsi del primo anno sono riservati agli studenti del primo anno, non esistono fuori corso né esami lasciati indietro. Per la prima volta nella mia vita mi sono quasi sentito vecchio.

giovedì 27 marzo 2008

( )


nick drake, all'angolo tra rue mouffetard e rue de l'arbalète.

venerdì 21 marzo 2008

Printemps!

C'è stato qualche giorno, a fine febbraio, in cui la primavera sembrava fosse arrivata a parigi. Dopo le lezioni andavo ai giardini del lussemburgo, sceglievo una sedia al sole e mi mettevo a leggere. E mi sembrava che non si potesse stare meglio che in quei giardini, con l'aria tiepida, il cielo azzurro e un buon libro. Poi c'è stata una settimana in cui il tempo cambiava ogni mezz'ora: pioggia-schiarita-sole-temporale-schiarita. E, anche se faceva freddo, l'aria mi sembrava così limpida che ero sicuro che ormai la primavera fosse dietro l'angolo. Facevo pure quello che la sapeva lunga: quando gli amici parigini mi dicevano che qui fa freddo fino ad aprile inoltrato rassicuravo tutti. Macché, vedrete, prossima volta che esce il sole è primavera. Già immaginavo birre all'aperto, serate sul canal st.martin, tshirt, gite fuori porta a versailles e chartres.

Ecco, non c'avevo capito un cazzo. Sono le undici e mezzo di mattina, a parigi il cielo è nero che sembra notte, diluvia ed è in corso una tempesta di vento. Soprattutto, fa più freddo adesso che a gennaio. Guardavo il sito del meteo stamattina: temperatura intorno ai due gradi, temperatura percepita per effetto del vento intorno ai meno sei. E, fino a lunedì, neve.

mercoledì 19 marzo 2008

Appendice

Gli yeasayer non mi piacciono, troppo, troppo pesanti. Cito da questo sito: "il sound degli yeasayer: un pop-folk dalle profumatissime tinte etniche e world e dalle ambizioni avant". Oddio.

Poi però gli yeasayer, dopo un concerto al nouveau casino, qui a parigi, girano due video per la blogotèque. Il primo sulla linea 11 della metropolitana, quella marrone che non passa mai, da oberkampf a jourdain, e poi in un appartamento di jourdain. E le canzoni, con arrangiamento di cucchiai sui pali della metro, bottiglie di birra, mani sbattute sul pavimento (nel secondo video c'è pure la vicina che non sembra granché contenta della session), coro di amici, guadagnano un milione di punti. Secondo me è anche merito di parigi.





lunedì 17 marzo 2008

Un post musicale #2

Due i dischi del mese del mese di febbraio: los campesinos! e girls in hawaii.
Il primo: pop pieno di entusiasmo ventenne e melodie lanciate a velocità supersoniche che si rincorrono, scherzano e si stendono al sole senza fiato. Dentro c'è un po' tutto quello che è indie degli ultimi dieci anni, dai belle and sebastian agli architecture in helsinky, passando per arctic monkeys, pavement, arcade fire e i'm from barcelona. E coretti, battimani e xilophoni a profusione.
Il secondo: pop rallentato di un secondo, per rubargli il sorriso e bagnarlo di malinconia. Dentro ci sono la luce limpida di una domenica mattina, la voglia di non fare niente se non guardare scorrere le cose, suoni ricchissimi e stratificati che riescono a non appesantire melodie fragili e delicate. Decisamente il miglior gruppo francofono (cantano in inglese, ma sono belgi) in europa.
Cinque i concerti del mese di febbraio: nada surf (francamente brutto), tunng (bello), jens lekman (molto bello), stars (insignificante), okkervil river (molto molto bello). A marzo, quanto a concerti, ci riposiamo. Si riprende il primo aprile con gli shout out louds.
Una canzone, tamarra ma irresistibile: the ting tings - great dj

giovedì 13 marzo 2008

Uolter!

Qualche post sotto parlavo che dopo il sito di facts su chuck norris e quello su barack obama non ci sarebbe stato male pure quello su Uolter. E, infatti, esiste: uolterueltroniisonmymind.splinder.com

-uolterueltroni è amico di maria de filippi, ma anche di milena gabanelli
-questa sera, prima di augurarvi la buonanotte, uolterueltroni verrà a prepararvi la caffettiera per domani mattina, così potrete dormire cinque minuti in più
-se uolterueltroni avesse scritto le sceneggiature per walt disney, alla fine del film la mamma di bambi avrebbe sposato il cacciatore

domenica 9 marzo 2008

Un weekend ad amsterdam (parte seconda)

Il cibo
L'ostello offriva una colazione abbondante, buona e, soprattutto, compresa nel prezzo della camera. Caricavamo i nostri vassoi all'inverosimile, riempivamo i panini, li avvolgevamo nei tovaglioli e poi, furtivi, li facevamo finire nella borsa. E quello diventava una parte dei nostri pranzi. A colazione c'era un po' di tutto: affettati, pane, succhi multivitaminici, improponibili caffé, marmellate. E burro di arachidi, da cui ho seriamente rischiato la dipendenza: quel gusto di nocciolina deve in qualche modo incidere sulle sinapsi e non appena comincia a tornare un po' di fame la prima cosa a cui viene da pensare è "burrodiarachidi-burrodiarachidi". Roba sana e nutriente, tra l'altro. Comunque ne sono uscito, tranquilli: mi sono imposto di non cercarlo al supermercato sotto casa qui a parigi e, passata ormai una settimana, il tunnel del burro di arachidi sembra un ricordo lontano.
Ad amsterdam ho pure mangiato le patate fritte più buone della mia vita. Per mangiare una vera pizza bisogna andare in italia, per le patate fritte belgio o olanda. Non c'è storia, sono le migliori del mondo.
Poi c'è il capitolo cena. Prima sera la sciagurata idea di andare a mangiare una pizza. Pizzeria da mimmo, margherita quattro euro. Bottiglia di acqua panna cinque euro. E non credo ci sia altro da aggiungere. Poi abbiamo capito tutto: quando vuoi mangiare tanto e spendere poco, in qualunque parte del mondo ti trovi, la parola magica è china. China, con rigorosa accezione per tutto ciò che è asiatico ed è preparato da gente con occhi a mandorla, mica solo ristorante cinese. E il china che si è conquistato il nostro cuore è stato wok to walk, catena di negozi sparsi per la città dove abbiamo mangiato tanto, bene e spendendo il giusto.

La città
Ad amsterdam non ci sono grandi monumenti da vedere. Niente chiese, cattedrali, palazzi di una qualche rilevanza storico-artistica. Ci sono tre musei, di cui due sono in ristrutturazione e sono aperti solo in parte. Però si respira un'atmosfera molto particolare ed è bello e piacevole camminare lungo le strade che fiancheggiano i canali. Amsterdam poi è una città piena di giovani, piuttosto economica, invasa da una quantità spropositata di biciclette. Mi è piaciuta, mi è proprio piaciuta.

Le biciclette
Tutti ad amsterdam hanno una bicicletta. Forse ci sono più biciclette che abitanti, ad amsterdam. Mai viste così tante biciclette, che, ok, sarà anche tutta pianura e le distanze non troppo grandi, ma vi assicuro che fa freddo e c'è tanto vento. E vento e freddo non è che siano esattamente i migliori compagni di pedalate che si possano immaginare.
Nel sistema di circolazione del traffico ad amsterdam le biciclette hanno precedenza su tutto e tutti. Come se con una critical mass i ciclisti avessero preso il potere e istallato la dittatura delle due ruote. Al secondo posto ci sono i tram. Tra l'altro ad amsterdam è impossibile salire su un tram senza biglietto: a metà vagone c'è una cabina con un tizio che vende i biglietti e se tu sali e non vai a dargli il tuo euro e sessanta comincia con un microfono a richiamarti. Ehi, tu con la sciarpa rossa. Sì, tu, seduto sul quinto sedile a destra... Al terzo e ultimo posto i pedoni che possono solo aspettare che siano passati tutti. C'è però una piccola consolazione: amsterdam è l'unica città al mondo dove i pulsanti sui semafori, quelli per far scattare il verde e che io credevo fossero unicamente destinati a far giocare i bambini, funzionano davvero. Quando è rosso schiacciate e tempo una decina di secondi e diventa verde. Che, insomma, non è mica roba da
poco.

Cento!


(ovverossia domani di nuovo amsterdam, oggi, però, parentesi di auguri)

"Nascerà qui al ristorante "l'Orologio", ritrovo di artisti, e sarà per sempre una squadra di grande talento. Questa notte splendida darà i colori al nostro stemma: il nero e l'azzurro sullo sfondo d'oro delle stelle. Si chiamerà Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo."
Milano, 9 marzo 1908

sabato 8 marzo 2008

Un weekend a amsterdam (parte prima)

sei nei caffè di parigi e sei sul porto di amsterdam
mi dici che ti emoziona il tramonto
ed io ti chiedo se ce l'hai
per caso in tasca un chewingum
(baustelle - il nulla)

Il clima
Siamo stati fortunati perché ad amsterdam, nonostante ogni tipo di previsione meteo consultata prima della partenza fosse avversa, non ha quasi mai piovuto. Solo martedì, nostro ultimo giorno in terra olandese, le previsioni si sono avvicinate alla realtà. Loro davano pioggia e invece grandinava. Ad amsterdam però, nonostante un timido sole, ha fatto freddo, con un vento che non smetteva mai e gelava orecchie, naso e mani. E io sono riuscito perfino a sosprendermi che nei paesi bassi, tradizionalmente noti per mulini a vento e energia eolica, ci fosse tutto 'sto vento.

La sistemazione (ovvero l'apparenza inganna)
Siamo stati fortunati perché abbiamo trovato un ostello economico, centrale e pulito. Dormivamo in una camera da sei letti: tre nostri e tre rispettivamente occupati dal norvegese, dal tedesco, dal punk. Segue breve disanima dei personaggi in questione:
-il norvegese: sulla cinquantina, capelli bianchi, si è presentato la prima sera puzzando di vino e gridando da un lato all'altro della stanza per chiederci da dove venivamo, mentre noi eravamo appena rientati cercando di essere più silenziosi possibili e mentre il tedesco dormiva serenamente. La conoscenza è proseguita al mattino, quando gli è suonata la sveglia del cellulare, il cellulare -suonando- è caduto per terra, ha bestemmiato -in norvegese- ed è balzato giù dal piano alto del letto a castello con dubbie mutande rosse. Tutti gli indizi riconducevano all'identikit del tizio che va ad amsterdam in cerca di mignotte. E invece. Invece era un professore che accompagnava i suoi studenti in gita scolastica
-il tedesco: dormiva, si vestiva sempre allo stesso modo, portava barattoli di cetrioli sottolio e bottiglie di birra in camera. Poteva rispondere all'identikit del viaggiatore solitario. E invece. Invece era uno degli studenti del professore norvegese. Cosa ci facesse un tedesco in gita scolastica con dei norvegesi non è dato sapere.
-il punk: domenica mattina è uscito di camera con dei vestiti che non mi metterei neppure per un martedì grasso. Era piuttosto presto e avevo gli occhi ancora semichiusi, ma spiccavano una catena attaccata ai pantaloni, un cappotto alle caviglie finemente intarsiato in metallo, una borchia attorno al collo e un paio di occhiali da fabbro. Rispondeva all'identikit, semplicemente, di chi sceglie abiti orrendi. E invece. Invece l'abbiamo trovato la sera dopo seduto sul letto, in borghese, a leggersi gay and nights e the gay guide to amsterdam. Anche lui studente del professore norvegese. L'ultima sera è venuto a cena con noi e ci ha raccontato che era olandese, ma che a diciassette anni si era trasferito con la famiglia in norvegia e ora viveva e studiava là. Ci ha raccontato un sacco di altre cose e pure perché qualche volta si vestiva in quel modo. Non ci ho capito granché, continuo a pensare che festeggiasse carnevale con un mesetto di ritardo.