venerdì 26 ottobre 2007

Dissert'

L’assenza della scrittura sul blog per qualche giorno è giustificata da un’intensa attività di scrittura sul fronte universitario. La settimana, segnata dallo sciopero dei mezzi pubblici che per quattro giorni ha notevolmente aumentato il tasso di incertezza e di suspence delle nostre giornate tra linee di metro chiuse, linee aperte, linee interrotte, linee aperte e poi chiuse, linee aperte ma troppo rare e troppo affollate, e dall’arrivo del freddo, è stata consacrata alla stesura della mia prima dissertazione.
In francia ci sono tre ore settimanali di corso ordinario a cui si aggiunge, per certi corsi, un’ora e mezza di travaux dirigés. Una specie di seminari, diretti da dottorandi, dove si è tra i venti e i trenta e si fa esattamente quello che si faceva al liceo. L’assistente che conduce il td fa la sua lezione e poi fa domande, interrogazioni, compiti in classe a sorpresa e non. La gente alza la mano per intervenire e, soprattutto, ci sono da fare i compiti per casa, che evocano campanelle di fine dell’ora, incontri sulle scale, intervalli e merende a metà mattina. Questa settimana, appunto, è toccato leggere un centinaio di fotocopie e scrivere questa dissertation, una specie di tema che però deve rispettare forme molto precise e rigide. Che, a quello che ho capito, puoi anche riempirla di stronzate, l’importante è che tu rispetti la forma.
Ora, io non so come sia venuta la mia dissertazione, se ho rispettato la traccia e tutti i consigli che la bambina con i capelli rossi mi ha dato. (e tra l'altro io l'ho scritta per intero e invece ho scoperto -quantomeno la mia comprensione del francese migliora di settimana in settimana- che bisognava scrivere solo l'introduzione e per il resto era sufficiente uno schema). E non so neppure con quanti errori di grammatica possa averla arricchita. Però credo che questi travaux dirigés siano piuttosto utili, c’è molta interazione, si possono approfondire alcuni temi interessanti. E poi è come se avessi la tua classe, invece che quei giga-anfiteatri da trecento persone. Si studia, si legge, si passano i pomeriggi in biblioteca a scrivere, ma tutto sommato è quasi un piacere questo “lavoro”.

E, insomma, se a feste, cene, compleanni, inaugurazioni di case, lezioni alla facoltà, aggiungi anche lo studio il tempo diventa sempre più corto e sembra non bastare mai. Nel frattempo le ore di sonno piano piano diminuiscono. E oggi un tutto esaurito mi ha salvato dallo spendere cinquantadue euretti per la seconda e ultima data europea di pj harvey.

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