giovedì 5 giugno 2008

Gli esami, in erasmus

Dare gli esami, in erasmus, dovrebbe essere più facile. All'estero i programmi sono molto meno vasti che in italia, l'idea di studiare pressoché a memoria un libro di seicento pagine qui non sfiora nessuno, teoricamente il professore dovrebbe essere soggetto al fattore simpatia-erasmus. Quel fattore per cui tutti dovrebbero avere, o almeno uno si immagina debbano avere, un normale slancio di buoni sentimenti verso questi studenti che lasciano le loro università ordinarie e provano con in una lingua straniera po' balbettante a passare esami all'estero.

In francia, per gli studenti francesi, tutti gli esami sono scritti. Un solo appello per ogni materia, prove di tre ore, sessione di tre settimane. E sette materie da passare a semestre. (ok che non hanno manuali da seicento pagine, ma dovranno pur studiare anche loro). Per gli erasmus, esami orali e numero di materie da passare a scelta dello studente e dell'università di partenza. Il post inizia con “dare gli esami, in erasmus, dovrebbe essere più facile” perché questi esami orali sono esami veri. Un po' diversi da quelli italiani, ma l'idea che un esame erasmus sia una cordiale conversazione sul clima, sulla cucina o sulla vita all'estero in generale non è che corrisponda esattamente alla realtà. Ci si siede davanti al professore, ci sono dei biglietti con le domande tra cui tirare a sorte, ti lasciano quindici minuti per preparare la risposta e buttare giù le idee su un foglio, e poi quindici minuti per andare a rispondere al professore. Le domande in genere non sono “come si trova a parigi”, ma qualcosa che assomiglia di più a “la sentenza francovitch della corte di giustizia della comunità europea” o “l'articolo 234 del trattato di roma”.
E considerato anche che il tempo e la voglia di studiare non è che siano proprio al loro apice mentre si vive e si approfitta di vivere in un posto come parigi, 'sti esami non sono esattamente una passeggiata. O, almeno, un paio di settimane -facciamo due, non esageriamo- chiuso in casa con i tuoi appunti a ripetere e ripetere in francese te le devi passare.

domenica 1 giugno 2008

Gli esami, in francia

In francia siamo in piena sessione di esami. Iniziata il ventisei maggio, finirà il quindici giugno. Poi, tutti in vacanza. Per gli studenti francesi sette materie da passare in tre settimane, tutte allo scritto. Qui non si passa il singolo esame, ma si passa o si boccia tutto l'anno: si può avere anche l'insufficienza in qualche materia, l'importante è che ci siano altre materie che coprano queste insufficienze e che la media finale, tra tutte le materie, sia più di dieci (i voti sono su venti). Che se ad esempio si ha otto in diritto amministrativo ma dodici in diritto europeo, diritto amministrativo viene tranquillamente condonato. Metodo tremonti applicato ai voti accademici, insomma.

La disastrosa organizzazione dell'università francese durante la sessione di esami raggiunge il suo apice. Gli studenti erasmus passano i loro esami in modo diverso e non ne sono direttamente interessati (almeno non anche da queste sciagure amministrativo/burocratiche), ma alcuni studenti inglesi del corso di laurea bilingue che passano gli esami come tutti gli altri francesi hanno creato una lista dal titolo “you know you're sitting exams at the sorbonne when...". Praticamente tutto quello che può capitare, e che, ordinariamente, capita, durante il periodo di esami all'università di parigi pantheon-sorbonne. Tra cui: il primo esame della giornata è alle otto di mattina, l'ultimo alle otto di sera, dalle otto alle dieci di sera (perché poi l'università deve chiudere). Almeno un esame è il sabato pomeriggio. Ti presenti all'esame e si sono scordati di fotocopiare il soggetto. Quando hanno il soggetto, provano l'irresistibile desiderio di cambiarlo. Gli studenti sono convocati per le nove, il professore per le undici. Scopri la data e l'ora dell'esame meno di ventiquattr'ore prima dell'esame stesso. Perdono la copia del tuo esame e ti mettono zero ventesimi, perché, chiaro, è colpa tua. A volte non ci sono banchi per tutti e bisogna scrivere per terra o sulle ginocchia...