sabato 8 marzo 2008

Un weekend a amsterdam (parte prima)

sei nei caffè di parigi e sei sul porto di amsterdam
mi dici che ti emoziona il tramonto
ed io ti chiedo se ce l'hai
per caso in tasca un chewingum
(baustelle - il nulla)

Il clima
Siamo stati fortunati perché ad amsterdam, nonostante ogni tipo di previsione meteo consultata prima della partenza fosse avversa, non ha quasi mai piovuto. Solo martedì, nostro ultimo giorno in terra olandese, le previsioni si sono avvicinate alla realtà. Loro davano pioggia e invece grandinava. Ad amsterdam però, nonostante un timido sole, ha fatto freddo, con un vento che non smetteva mai e gelava orecchie, naso e mani. E io sono riuscito perfino a sosprendermi che nei paesi bassi, tradizionalmente noti per mulini a vento e energia eolica, ci fosse tutto 'sto vento.

La sistemazione (ovvero l'apparenza inganna)
Siamo stati fortunati perché abbiamo trovato un ostello economico, centrale e pulito. Dormivamo in una camera da sei letti: tre nostri e tre rispettivamente occupati dal norvegese, dal tedesco, dal punk. Segue breve disanima dei personaggi in questione:
-il norvegese: sulla cinquantina, capelli bianchi, si è presentato la prima sera puzzando di vino e gridando da un lato all'altro della stanza per chiederci da dove venivamo, mentre noi eravamo appena rientati cercando di essere più silenziosi possibili e mentre il tedesco dormiva serenamente. La conoscenza è proseguita al mattino, quando gli è suonata la sveglia del cellulare, il cellulare -suonando- è caduto per terra, ha bestemmiato -in norvegese- ed è balzato giù dal piano alto del letto a castello con dubbie mutande rosse. Tutti gli indizi riconducevano all'identikit del tizio che va ad amsterdam in cerca di mignotte. E invece. Invece era un professore che accompagnava i suoi studenti in gita scolastica
-il tedesco: dormiva, si vestiva sempre allo stesso modo, portava barattoli di cetrioli sottolio e bottiglie di birra in camera. Poteva rispondere all'identikit del viaggiatore solitario. E invece. Invece era uno degli studenti del professore norvegese. Cosa ci facesse un tedesco in gita scolastica con dei norvegesi non è dato sapere.
-il punk: domenica mattina è uscito di camera con dei vestiti che non mi metterei neppure per un martedì grasso. Era piuttosto presto e avevo gli occhi ancora semichiusi, ma spiccavano una catena attaccata ai pantaloni, un cappotto alle caviglie finemente intarsiato in metallo, una borchia attorno al collo e un paio di occhiali da fabbro. Rispondeva all'identikit, semplicemente, di chi sceglie abiti orrendi. E invece. Invece l'abbiamo trovato la sera dopo seduto sul letto, in borghese, a leggersi gay and nights e the gay guide to amsterdam. Anche lui studente del professore norvegese. L'ultima sera è venuto a cena con noi e ci ha raccontato che era olandese, ma che a diciassette anni si era trasferito con la famiglia in norvegia e ora viveva e studiava là. Ci ha raccontato un sacco di altre cose e pure perché qualche volta si vestiva in quel modo. Non ci ho capito granché, continuo a pensare che festeggiasse carnevale con un mesetto di ritardo.

2 commenti:

DenItalienskepen ha detto...

c'è qualcuno che rema contro la mia attività bloggatrice...è la seconda volta che scrivo un paginone, s'impalla la connessione o si spegne misteriosamente il pc e perdo tutto.
Notizie dal pianeta afterhours
"E' solo febbre" you tube
Est-ce que tu penses?

viola cugina ha detto...

grazie, caro cugino maschilista, di averci augurato buona festa delle donne...
spero rimedierai.
mi sa che non posso venire a trovarti, uffa!!
ti voglio bene, capra!
vi