lunedì 7 aprile 2008

Manif

Alle fermata champ de mars-tour eiffel della rer c, 11 di mattina, è fissato il nostro personale, piccolo concentramento. Vorremmo raggiungere la tour eiffel dove è in programma il concentramento, quello grande, organizzato da reporters sans frontières e da dove, a mezzogiorno e mezzo, comincerà la passeggiata parigina della fiamma olimpica. Intorno alla fermata della metro ci sono qualche cinese entusiasta, una signora che distribuisce bandierine nere con i cerchi olimpici trasformati in manette, una ragazza che cerca di mollare a tutti gadget degli sponsor delle olimpiadi. Due ragazze cinesi vedono le nostre bandiere boicottatrici, si avvicinano e ci chiedono se davvero conosciamo la situazione cinese o se in cina o in tibet ci siamo mai stati, perché -siamo noi che dovremmo informarci meglio- la cina è un paese libero, democratico e rispettoso dei diritti dell'uomo. Hanno perfino un amico in tibet, l'hanno sentito qualche giorno fa e pare non sia mai stato così bene che nelle ultime due settimane.
Lo spiegamento di polizia è impressionante. I francesi hanno la mania di riempire le strade di poliziotti per qualunque tipo di manifestazione: qualche giorno fa tornavo a casa dopo le lezioni e mi sono imbattuto in cinquecento liceali che protestavano contro la riforma dell'istruzione, controllati da un numero un tantino esagerato di agenti in tenuta antisommossa, con un rapporto credo di un poliziotto per ogni tre sedicenni. E oggi, che i ventotto chilometri di percorso previsto devono essere blindati e sorvegliati palmo a palmo, si sono potuti esaltare. Ci sono mezzi della polizia ovunque e poliziotti equipaggiati in qualunque modo. Non si fanno mancare niente, dall'elicottero ai rollerblade.
Un poliziotto ci precisa subito che alla torre eiffel non si può andare e che lì, con le nostre bandierine nere, non ci possiamo stare. Il principio della giornata è che se vuoi manifestare -e non sei disposto a lanciarti in azioni eroiche e/o a farti manganellare- devi farlo lontano dalla fiaccola. Lungo le strade designate sono ammesse solo cinesi sorridenti, entusiasti e muniti di bandiere. Tutto il resto -noi rientriamo nel resto- al trocadero, dove la fiamma non passa e si può sventolare quanto si vuole. Qui c'è l'altro concentramento, quello promosso dalla comunità tibetana di francia. Ci sono circa duemila persone che riempiono di bandiere tibetane quello che si chiama, guarda un po' il caso, parvis des droits de l'homme. Di olimpiadi e della fiamma si parla poco, ci si interessa soprattutto della repressione, si ascoltano comizi semi improvvisati e slogan anti cinesi. Da qui vediamo quattro attivisti di reporter sans frontieres arrampicarsi senza corde fino al primo piano della torre eiffel e attaccarci una bandiera nera con le cinque manette. E ascoltiamo le notizie che dalla radio di qualcuno si trasmettono in tutta la piazza e che arrivano dalle strade, dove i tibetani e i militanti di reporters sans frontières, quelli che hanno scelto di ostacolare attivamente la passeggiata parigina della fiamma olimpica, quelli disposti ad azioni eroiche e manganellate, si conquistano il loro successo.


2 commenti:

punch-drunk ha detto...

sei andato! sono molto fiero di te!

Anonimo ha detto...

Dico ai Cinesi di leggere certe testimonianze. Dico ai Cinesi di andare a visitare la tomba di un caro amico tibetano, morto durante i recenti scontri a Lhasa. E insieme a lui almeno altre 150 persone. Dico che forse si poteva protestare quando la Cina si è candidata quale Paese ospitante i Giochi Olimpici, perchè era chiaro che, grazie alla sua potenza economica, avrebbe vinto.