martedì 25 settembre 2007

La svolta

Dopo tre quarti d'ora a camminare, alle tre di notte, per tornare a casa, abbiamo capito che la svolta si chiama vélo. Anzi vélib, il sistema di biciclette pubbliche parigine, che qua hanno grande successo e usano tutti. Per tutta la città, ogni trecento metri, ci sono delle rastrelliere. Con una tessera, che costa ventinove euri per un anno, si può prendere una di queste biciclette e utilizzarla per mezz'ora, senza pagare niente. Se si usa per più tempo si paga un euro per ogni mezz'ora successiva. Arrivati a destinazione si lascia a un'altra rastrelliera pubblica (c'è una piantina, come per la metro, dove sono segnalate tutte) e per tornare se ne prende un'altra da dove ci pare. Ché se tipo ci si trova al pont neuf e poi si va a passare serata a belleville, si va in bicicletta fino alla senna. Si lascia la bicicletta lì, si va in metro a belleville, e poi da belleville, quando è tardi e non ci sono più metro, con un'altra bicicletta pubblica, si torna a casa.
Non vedo l'ora che arrivi a casa la tessera e di fare le prime pedalate parigine. Che non c'è cosa più bella di girare per una città in bicicletta.


[da rk22.com, di artmobbing]
Metà giugno 2007: dopo una lunga serie di polemiche sui tempi di lavoro, la Decaux, colosso francese che fa arredamento industriale per la metà e più delle capitali europee, ha lavorato giorno e notte portando quasi a termine il progetto più ambizioso d’Europa per lo sviluppo della mobilità in velocipede: Parigi si dota di un parco pubblico di bici sull’esempio della piccola Lione.
Si chiama velib’, bici e libertà: si compra una scheda magnetica annuale, giornaliera o settimanale ad un cifra quasi irrisoria e si può usufruire delle bici pubbliche, gratuite per la prima mezz’ora di utilizzo, a pagamento per le ore successive.
Le cifre fanno impressione: i detentori della carta potranno scegliere fra
1451 distributori automatici che daranno la possibilità di depositare e ritirare liberamente oltre 21.000 biciclette. Ed il comune è pronto a replicare, se il progetto dovesse avere il successo sperato. E l’aria è quella della riuscita, preparata negli anni passati con una seria politica di promozione e diffusione della bicicletta come mezzo ecologico, sano, pratico. Sommando seccamente il numero delle nuove bici pubbliche a chi la bici la usa già a Parigi arriveremo a quasi centomila ciclisti attivi sulla città. Il coraggio delle scelte di mobilità del sindaco Delanoe sembra un sogno per chi è abituato all’italico savoir faire. Nel giro di cinque anni la vecchia rete parigina di piste ciclabili è infatti raddoppiata ed attualmente vanta 320km di percorso fra intramuros e “proche banlieu”.
Il che è frutto di una serissima strategia di analisi del traffico che ha visto nei mesi passati centinaia di stazioni piazzate nelle vie principali come in quelle più secondarie, per comprendere l’andamento del flusso dei veicoli per le strade ed adottare una cartografia idonea delle stazioni di distribuzione delle bici pubbliche, ma anche dei parcheggi per bici private.
Non ci si è arrestati di fronte a nulla:
né al disagio procurato prima e dopo agli automobilisti (prima per il lavori, dopo per la riduzione drastica di alcune arterie di scorrimento e la loro chiusura settimanale), né agli svantaggi per la società di trasporti pubblici RATP. Con un messaggio chiaro per tutti: nella città moderna, nella città del futuro l’automobile deve sparire. Una possibilità che nella capitale francese si avvicina, favorita anche dal potenziamento della già potente rete di trasporto metropolitano e l’allestimento di una circolare di Tram che segue la linea esterna del peripherique (il GRA di Parigi).
A Roma le piste ciclabili raggiungono ufficialmente la lunghezza di 150km, contando però anche gli itinerari verdi e gli argini del tevere, quelli cioé “non-realizzati” giacché un parco è già una spianata ciclabile e gli argini del tevere lo sono in sé.
La formula di Delanoe è semplice e fa appello ad un sentimento che i nostri amministratori hanno messo da parte da tempo:
il coraggio. Un coraggio che punta tutto sull’intervento diretto sul tessuto urbano. Coraggio di non arrestarsi di fronte agli interessi delle categorie dei privilegiati come accade a Roma con i tassisti o con la mafia delle fasce blu. Coraggio di togliere asfalto ai pneumatici motorizzati per riconsegnarlo all’energia fisica. Coraggio insomma di stringere le strade, occupare le corsie preferenziali, costruire vie ciclabili nel senso contrario di marcia, segnalare con pannelli e semafori le svolte e le vie preferienzali per le due ruote. Coraggio di investire per il pubblico senza pensare a priori ai ricavi (e a chi li avrà).
Amsterdam, capitale della bici con i suoi ottocentomila abitanti, lascia insomma il posto a Parigi, prima megalopoli europea “ad alta ciclabilità“.

2 commenti:

Nora ha detto...

Ma c'è bisogno del cheque da 29 euro (e noi dobbiamo aspettare una settimana per il nostro libretto dei cheque)..... e poi attendere 15 giorni che consegnino la scheda.....
Temo che il nostro primo giro in velib sarà sotto la neve!!!!

N

Anonimo ha detto...

...potere ai ciclisti(soprattutto se usano bici scassate)!....